Gli attuali indicatori economici e sociali che, di norma, servono ad analizzare il benessere di un paese, non potranno più valere nell’era post-Covid. Le numerose occasioni di ripensamento che il virus ha scatenato sia a livello collettivo che individuale, lasceranno degli strascichi importanti anche in Italia. La crescita che tanto attendiamo, e che prenderà almeno un paio di anni per palesarsi sul serio, è davvero ciò che le persone vogliono dopo aver vissuto gli stravolgimenti di inizio 2020? Tornare al lavoro, riprendere i ritmi frenetici, non avere abbastanza tempo per chiamare un cugino in un‘altra regione è il modo più corretto per pensare al domani? Senza voler negare la modernizzazione, gli sviluppi della scienza e della tecnologia, vale forse la pena ridiscutere il valore delle cose e delle persone che ci circondano, in un’ottica di salvaguardia del mondo, anche dal punto di vista ambientale.

 

Perché siPerché no
Le ricchezze basate sulle materie prime, se non trasformate in investimenti in altri campi, finiranno presto, e con esse i vantaggi di misurare i nuovi tempi con indicatori obsoleti.

L’esperienza della Fase 1 ci ha indicato la strada verso nuove metriche di comprensione socio-economica, per individuare le disuguaglianze, le categorie ai margini, le nuove povertà.

Spendere meno, spendere in maniera consapevole, ridurrà i ricavi di aziende e interi settori, ma aiuterà a preservare l’ancora prevalente consumo di energie non rinnovabili.

Le economie mondiali sono talmente diverse e frammentate che utilizzare un parametro unico e semplice è ancora il modo migliore per stimare la crescita.

L’indisponibilità di prodotti e servizi, per favorire il riuso di quelli esistenti, rallentando il commercio, potrebbe causare uno stato di recessione psicologica e di instabilità.

Si può riprendere la logica produttiva come risposta ai bisogni umani, senza intaccare le esigenze del profitto.

«Tra le poche notizie positive sugli impatti del coronavirus sono state certamente quelle che riportavano il risorgimento della vita selvaggia, la limpidezza dell’acqua del mare, il silenzio urbano, l’aria visibilmente più fresca. È così arrivata una doppia constatazione: da una parte quella seconda cui l’impatto deleterio sia reale, e realmente dovuto all’inquinamento industriale e domestico, dall’altro che cambiare il comportamento economico e sociale potrebbe davvero riportare ad una Terra più felice. Inoltre, il confinamento ha messo in dubbio quelle necessità, prima consolidate, di uscire per comprare sempre più vestiti, più oggetti in generale o il fatto stesso di uscire di casa, senza grossi motivi. Una ridefinizione delle priorità individuali già porta ad una maggiore attenzione, considerazione e desiderio di un ambiente pulito e sicuro»
Derrick de Kerckhove, Sociologo e Professore

 

«La pandemia ha sviluppato la percezione della nostra non autonomia come specie e la dipendenza da fattori, elementi, virus e entità fino a ieri considerate inferiori e poco importanti. Ne costituisce una prova il cambiamento  dell’idea di salute, sempre meno legata ai soli sintomi e alle cure mediche e sempre più basata sulla prevenzione e sul monitoraggio di indicatori e di dati persistenti. Lo stile di vita, l’alimentazione, il consumo, il tempo libero, tutto, attraverso i dati, sarà messo in relazione con la salute» Massimo Di Felice, Sociologo e Professore.

 

«Inizio del declino globale di un sistema economico basato sulla crescita infinita in un pianeta finito, Covid come acceleratore di crisi latenti già in essere, ambientali e sociali». Luca Mercalli, Climatologo e giornalista scientifico

 

«I mesi trascorsi in isolamento e l’impossibilità di spendere a causa della chiusura dei negozi ridurranno la propensione al consumismo avendo tutti sperimentato concretamente i vantaggi che derivano dal privilegiare l’essenziale sul superfluo. Ne consegue una maggiore difficoltà, per le aziende produttrici di superfluo e per i pubblicitari, di riportare la massa dei consumatori ai livelli di consumo precedenti la pandemia».
Domenico De Masi, Sociologo e Professore